“Mi sento sola!”
L’incontro con la solitudine
“Mi sento sola?” quante volte ho sentito questa frase. è il “male” di questi tempi, anzi forse lo è sempre stato. Spesso però confondiamo il ‘sentirsi soli’ con ‘l’esser soli’. Infatti, sentirsi tristi e soli non vuol dire essere tristi e soli ma assumere un atteggiamento mentale negativo verso se stessi e gli altri, che riempie il cuore e la mente di emozioni sgradevoli, in cui si viene risucchiati come in una spirale senza fine.
Vorrei riportare qui alcune riflessioni della psicologa psicoterapeuta Ivana Castoldi, che affronta la paura di sentirsi soli, la paura della solitudine e l’incontro con la stessa nel suo libro “Meglio sole” (2001), che trovo pienamente in linea con il mio pensiero e che ho potuto constatare nel mio lavoro. È un libro che vuole tessere l’elogio della solitudine intesa non come isolamento e chiusura verso gli altri, ma come uno stato di libertà interiore che si realizza quando ognuno di noi raggiunge la piena consapevolezza che:
- c’è una sola persona al mondo sulla quale si può contare incondizionatamente
- può riconoscere i suoi bisogni più profondi
- può realizzare le sue aspirazioni
>> se stessi.
Dunque, “mi sento sola” esprime il senso di solitudine, una particolare modalità di rapporto con se stessi e con gli altri, una condizione stimolante che affina la nostra capacità di autonomia e di scambio con gli altri. È liberazione da vincoli e dipendenze.
La prospettiva della solitudine, indubbiamente, spaventa la maggior parte delle persone poiché viene spesso associata all’essere abbandonati, rifiutati, infelici; quasi mai all’essere liberi, forti e capaci di godere pienamente delle opportunità che la vita sa offrire.
Mi sento sola anche quando sono in compagnia dell’altro
Si può essere felicemente soli anche godendo della compagnia delle persone che camminano al nostro fianco, lungo il percorso della nostra vita. Gli altri, se siamo fortunati, ci accompagneranno e potranno contribuire al nostro benessere, colmare le nostre inevitabili mancanze ma non potranno sostituirsi a noi per scegliere e agire al posto nostro. Non dovremmo neppure permetterlo.
Il bisogno di amore e di compagnia è uno dei sogni fondamentali, è connaturato con l’essere vivente e si associa alle necessità biologiche del nutrimento e del sonno già nei primi anni di vita. Per riuscire a vivere bene soli, occorre
- far esperienza, seguendo le vie tumultuose della vita
- aver battuto molti sentieri impervi
- aver sperimentato a fondo le gioie e i dolori che derivano dalla relazione con gli altri (occasionali o permanenti compagni di viaggio).
La paura di non avere abbastanza coraggio e intraprendenza, di non riuscire a vivere da soli, senza sentirsi abbandonati e perduti, ci induce, soprattutto noi donne, a unirci a un’altra persona. Alcuni matrimoni affrettati, certe convivenze premature hanno origine proprio da questo desiderio di scongiurare il rischio di un’esistenza priva di una vicinanza e del conforto di una presenza costante al proprio fianco; l’importante è non ritrovarsi soli. Sembra così difficile che dall’incontro di due solitudini possa nascere uno stato di benessere a due.
Forse sarebbe meglio riconciliarsi con la propria solitudine prima di fare scelte avventate? la dipendenza da un uomo assomiglia a tutte le altre forme di dipendenza: dalla droga, dall’alcol, dal cibo:
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stessi comportamenti compulsivi, stessa paura della crisi di astinenza, stessa paura della solitudine.
Ma, a differenza delle altre dipendenze, non ha effetti chimici. Quindi, la consapevolezza, la forza del carattere e la motivazione personale possono aiutare. Una mia paziente disse in seduta: “perché non riesco a lasciarlo andare anche se non vedo un futuro con lui?” “mi sento sola…”. Nel rapporto con l’altro abbiamo bisogno di sentirci arricchiti in quanto persone diverse che si approcciano alla realtà in modo diverso, creando un rapporto più nutriente e appagante.
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Gli altri non ci completano ma possono aiutarci a scoprire e sfruttare meglio le nostre potenzialità per diventare completi, favorendo la nostra libertà di espressione e il processo di realizzazione della nostra identità individuale. Questo mette l’accento sulla nostra responsabilità personale e sull’infinita varietà delle nostre risorse, stimola la conquista dell’autonomia e la ricerca della solitudine.
L’autonomia e la solitudine sono dunque compatibili con qualunque condizione e stato sociale. Costituiscono un modo di rapportarsi a se stessi e agli altri che prevede libera iniziativa, ricchezza interiore e valorizzazione delle differenze.
Nell’area affettiva forse è più difficile sciogliere legami di dipendenza emotiva che crearne di nuovi. La razionalità, la logica e la comprensione possono non bastare quando si tratta di passare all’azione. Ciò che può aiutare è la conoscenza di se stessi e delle proprie risorse. La responsabilità personale viene inevitabilmente chiamata in causa quando rinunciamo a progettare una vita diversa da quella che ci troviamo a subire. Forse perché crediamo di non meritare di meglio (Castoldi, I., 2001).
Quando cominciamo a cambiare atteggiamento e a non essere più aderenti al copione che abbiamo imparato a recitare (soprattutto quando non riguarda tanto gli eventi esterni ma il nostro modo di relazionarci con noi stessi e gli altri), rischiamo di mandare in frantumi la rassicurante quotidianità, coinvolgendo inevitabilmente chi ci vive accanto e sconvolgendo, per esempio, la relazione di coppia.
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A un certo punto ci viene voglia di giocare a un altro gioco e di cambiare le carte in tavola “non ho più voglia di giocare alle sue regole… voglio altro…” (in seduta) proprio come in una danza:
- se il ritmo cambia e uno dei due partner comincia ad accelerare o a rallentare, sarebbe bene che l’altro si decida a sua volta ad adattare il passo, in modo da ritrovare l’armonia. Potremmo sentirci dire dall’altra parte “… mi ha detto che le regole del gioco sono queste, che sono io che voglio altro e lui non può darmi quello che voglio… per lui può anche finire qui” (in seduta).
Per stare soli e “far amicizia” con questo senso di solitudine è indispensabile allenarsi molto e a fondo. La solitudine, infatti, non implica automaticamente la capacità di affrontarla. Pur ricercando l’esperienza stessa di solitudine, non è detto che una persona sia in grado di
- apprezzare la compagnia di se stesso,
- tollerare l’ascolto dei propri pensieri,
- sostenere il proprio sguardo che penetra in profondità.
Il rumore del silenzio può risultare assordante.
Ogni inganno è buono pur di evitare un imbarazzante faccia a faccia con se stessi e la paura dell’ignoto. L’autonomia è il compimento di un processo creativo, è uno stato di libertà interiore frutto di una ricerca paziente, fatta di tentativi ed errori, di curiosità e scoperte, di successi e delusioni. Insomma di esperienza di vita vissuta intensamente che ci costringe a fare i conti con le varie sfaccettature della nostra imprevedibile umanità (Castoldi, I., 2001).
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